Recensioni, Le donne del Leopardi

Recensioni e segnalazioni, in ordine cronologico di pubblicazione

Siglario

 

Lucia Miele, «Esperienze Letterarie», 2-3 (1985) pagina 214.

L’ampio e fruibile saggio del di Ciaccia, che si articola in due lunghi capitoli su Gli amori di Giacomo e L’Amore, mira a rintracciare nelle poesie e ancor più nelle prose del Leopardi una fenomenologia e l’intima significazione dell’eros alla luce di una lettura psicologica degli scritti e dei comportamenti dell’artista. Ne risulta una marcata insistenza sugli avvenimenti biografici e una voluta subordinazione di ogni taglio letterario di esegesi critica ad una chiave d’interpretazione che mira a mettere a nudo le motivazioni profonde ed irrazionali della sofferta incapacità da parte del poeta a vivere in maniera piena e realizzata il rapporto affettivo. Interpretata in costante, e dunque forzatamente unilaterale, riferimento all’incombente presenza-assenza materna, l’irrealizzata vicenda amorosa del Leopardi si dispone sul registro di un impossibile possesso che genera il rifiuto e la condanna dell’inattingibile sesso femminile che solo a tratti e nella dimensione ultima, eppur ricorrente, della compassione intravede una non risolta pacificazione col mondo esterno e con la propria tormentata e solitaria coscienza, dalle acerbe esperienze adolescenziali al costante e quasi ricercato disinganno della piena maturità umana e poetica. (Lucia Miele)

 

 

Giuseppe Cattini, Leopardiana, «Testo», 1 (1987) pagina 76.

Un breve cenno, ora, a uno scritto di Francesco di Ciaccia Le donne nella vita di Leopardi e la sua teoria dell’amore (Editrice Nuovi Autori, Milano 1985) che l’autore stesso stranamente dichiara incompleto e non scientifico. Il Di Ciaccia insiste sulla necessità di scoprire i motivi psicologici del testo leopardiano tralasciando appunto di approfondire la tematica letteraria e la provenienza culturale delle fonti dei Canti. Può interessare il ragionamento del saggista quando cerca di interpretare il petrarchismo del Leopardi a proposito del canto Alla sua donna per sceverare quanto di platonico esista nei sensi del Poeta, e quanto di erotico ci possa essere anche nel nichilismo e nella censura super-egoica del Recanatese.

 

Redazionale, Premio Letterario «Nazareno», Edizione 1990, Anno XV, Aprile 1991, pagina 6.

Nell’ambito della bibliografia leopardiana, il volume del Di Ciaccia ben si inserisce in quanto l’Autore tratta l’«eros» del maggior lirico italiano esplorando la sua vita intima, gli affetti ed il fascino che l’eterno femminino esercitò su di lui. Tale fascino è analizzato attraverso le figure femminili ricorrenti nelle liriche leopardiane, ma in particolar modo attraverso un approfondito studio dello Zibaldone che, non destinato alle stampe, più di ogni altro scritto rivela l’intimo tormento del poeta infelice. Il Di Ciaccia avanza la ipotesi che per una decifrazione è fondamentale ricorrere alla figura della «madre», motivo sublimante e reprimente della libido del poeta. L’Autore avverte: «Dei riferimenti archetipici per ora abbiamo scelto quello materno… un travisamento inconscio della donna: e questa è una nota della struttura materna del visuto erotico leopardiano… si ha il sopprimento (sic) dell’eros per la sua idenificazione materrna». Questo per quanto riguarda la donna-eros, mentre: «nel caso della donna-persona, l’eroicità non è frustrata ma sublimata». Ed in effetti Aspasia è ritratta in atteggiamenti materni e molte pagine dello Zibaldone tradiscono questo odio amore nei confronti della donna-madre. Leopardi ebbe nei confronti della madre un rapporto frustrante perché mentre avrebbe voluto amarla se ne sentiva respinto. Per questi motivi assai interessanti il libro del Di Ciaccia può offrire un contributo da tenere presente per una più completa comprensione dell’arte leopardiana per certi versi ancora sfuggente e misteriosa.

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