da Vercelli, Lodovico, 1985

P. Lodovico da Vercelli, Libricciuolo di diversi raccordi ossia Memorie de conventi Capuccini della Provincia di Milano, a cura di Fedele Merelli, Milano, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Lux de Cruce, 1985, pagine 43, «L’Italia francescana», 4 (1985) pagina 488.

Copertina, da Vercelli, Libricciuolo, 1985

 

Testo della recensione

Fedele Merelli ha avuto il felice pensiero di rendere pubbliche le «memorie» del padre Lodovico, senz’altro uno dei primi scritti sulla Provincia di Milano. Esse risalgono al 1613 e, quasi certamente nella trascrizione settecentesca di Giulio Maria Savino Megliavacca, sono ora nella Biblioteca Ambrosiana. Il «Libricciuolo», in quanto anteriore alla «Cronaca» di Salvatore Rasali da Rivolta d’Adda, permette un’analisi circa l’uso fattone da quest’ultimo, e rende possibile un confronto sui fatti paralleli. Oltre alle occasioni di studio comparato, esso offre preziose testimonianze dirette, ad esempio sull’«accrescimento grande di essa Religione» (cappuccina), sulla «divisione di Provincie», sull’istituzione di «Ospitij» e sulla qualità dei primi conventi della Provincia. Esso inoltre è testimonianza di alcuni rapporti dei Cappuccini con i Riformati, e presenta lettere inedite di San Carlo Borromeo ai cappuccini, o sui cappuccini. È da sottolineare il paziente lavoro del curatore, nel confrontare i testi e nel ragguagliare il lettore su molti episodi ricordati dall’autore secentesco. [Francesco di Ciaccia]

 

 

P. Lodovico da Vercelli, Libricciuolo di diversi raccordi ossia Memorie de conventi Capuccini della Provincia di Milano, a cura di Fedele Merelli, Centro Studi Cappuccini Lombardi, Lux de Cruce, pagine 43, «Studi e Fonti di Storia Lombarda. Quaderni Milanesi», 11 (1986) pagina 196.

Testo della recensione

Le presenti «memorie» inquadrano un brano di storia milanese, redatto a partire dal 1613. Ne segnaliamo, qui, l’attenzione ai fatti storici di grandi proporzioni; il secentista parla, ad esempio, del Conte di Fuentes, governatore di Milano, e della sua morte, avvenuta, a 85 anni, presente Federico Borromeo; tratta della guerra – di manzoniana memoria – per la successione al ducato di Mantova, rivelando particolari inediti. L’assalto alla città di Novara, ad esempio, è testimoniato da una lettera, finora ignorata, di Vitale da Gaiate del 7 settembre 1614: «Questa Notte, mentre si diceva il Mattutino, si è datto Campana Martello, e tutta la Città in Arma, ove non si sentiva altro, che Campane, gridi e Pianti. Il duca di Savoia è venuto in Persona con un Esercito grosso […]». Il prosieguo è interessante da un punto di vista militare, politico e umano.

Importanti ci sembrano anche le due lettere di Carlo Borromeo, convinto fautore dell’espansione cappuccina. Una di esse è all’indirizzo della città di Arona, perché, ormai superata «la penuria et la carestia occorsa», la popolazione contribuisse alla costruzione del convento «di questi buoni religiosi» (12 luglio 1570).

Il «Libricciuolo» è un documento oggettivo, cronachistico ; ma è animato da una distaccata partecipazione, in quanto raccoglie notizie di episodi alcune volte vissuti personalmente dall’estensore. La prosa è asciutta, essenziale, scevra sia da passioni – anche nei casi di conflitti tra Ordini -, sia da enfatizzazioni. Anche questa è una prova del peculiare stile secentesco cappuccino. [Francesco di Ciaccia]

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