Calvino, Italo, 1988

Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano, Garzanti (Saggi blu), 1988, pagine 121, «Tribuna Nord Ovest», 29 ottobre (1988) pagina 2.

 

Copertina, Calvino, Lezioni

Testo della recensione

Italo Calvino illustra cinque “qualità” (ne avrebbe previste forse otto), che a suo avviso dovrebbero caratterizzare la letteratura del Duemila. Elogiando, però alcuni valori, egli non intende affatto negare l’importanza dei loro contrari. Le note qualificanti sono la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità e la molteplicità. L’autore spiega queste “doti” ricorrendo a numerosi esempi di opere italiane e straniere e con ciò disegna una panoramica di largo respiro: il discorso è didattico, ed è per questo che si sviluppa in esemplificazioni e in svariati riscontri letterali, individuati sulla corda della memoria. La comprensione del libro, pertanto, richiede un buon livello culturale, appunto per i continui richiami ad un’ampia gamma di produzioni letterarie. Puntualizzando l’essenziale delle cinque qualità, diciamo che la “leggerezza” è intesa come un certo grado di astrazione nelle descrizioni e narrazioni, un uso dell’immagine figurale che assuma un valore emblematico di leggerezza, ed infine come alleggerimento linguistico. Ad esempio, osservare il proprio dramma personale come dal di fuori e dissolverlo in malinconia e ironia è una modulazione che permette il senso della leggerezza. La “rapidità” si connette alla velocità mentale e, come stile letterario, è agilità; come tecnica, è fuga da un tema all’altro. L’“esattezza” è un disegno ben definito e calcolato dell’opera, con evocazione di immagini icastiche e con lessico preciso. La “visibilità” è realizzata dalla fantasia intesa come repertorio della molteplicità del potenziale, cioè di ciò che “avrebbe potuto essere”: operazione che deve assumersi in prima persona il soggetto, connettendo e trasfigurando le immagini. E ciò si oppone alla pura ricezione delle immagini “date”, prefabbricate, della nostra società. La “molteplicità”, come complessità ed enciclopedismo “aperto”, vuole il romanzo come “grande rete”, dialogico, polifonico. Gadda diceva: “conoscere è inserire alcunché nel reale; è, quindi, deformare il reale”, cioè slargarlo, dilatarlo, con moltiplicazione infinita delle dimensioni dello spazio e del tempo (in Proust).

 

 

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