Manzoni, Gheddo, 1988

Predicazione ieri e oggi: il Vangelo al centro, recensione di Alessandro Manzoni, Osservazioni sulla morale cattolica, Introduzione e commento di Umberto Colombo, Presentazione di Giovanni Saldarini, Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 1988, pagine 392, e di Piero Gheddo, Il Vangelo delle 7,18; avventure di un missionario alla radio, Prefazione di Giorgio Torelli e Leda Zaccagnini, Milano, Istituto geografico De Agostini, 1989, pagine 214, «Rosetum», 9-10 (1989) pagina 24.

 

Copertina, Gheddo

Testo della recensione

Presento insieme due testi che possiamo definire “della vita cristiana”, sollecitati dai problemi delle rispettive epoche, impostati diversamente e distanti tra loro nel tempo, ma raccordati l’un l’altro come lo sono il pensiero e l’azione ed uniti da una stessa preoccupazione: spiegare che cosa esiga il Vangelo, che cosa comporti e su quali basi si fondi il cristianesimo, in particolare quello cattolico.

Il primo libro è addirittura di Alessandro Manzoni, Osservazioni sulla Morale cattolica, riedito dalle Edizioni Paoline, a cura di Umberto Colombo, sacerdote, docente all’Università Cattolica, Conservatore del Centro Nazionale di studi Manzoniani, da molti anni studioso del Manzoni. La Presentazione è a firma del vescovo Giovanni Saldarini, che il 29 gennaio 1986 ricordava Cesare Angelini nel definire Manzoni un apologista sincero. I lettori forse si meraviglieranno che io abbia indicato le Osservazioni come opera di predicazione. E infatti, nel senso comune del termine non lo è, perché è opera apologetica e dottrinale; ma si tenga presente che essa fu chiesta al Manzoni dal vescovo Tosi, perché il pensatore milanese rispondesse alle critiche del pensiero laico e razionalista contro la morale cattolica. Una pubblicazione di Sismondo de Sismondi, e cioè il tomo XVI della Storia delle Repubbliche Italiane nel Medioevo, rivolgeva diverse obiezioni al cattolicesimo; e benché Manzoni fosse amico del Sismondi e benché concordasse con lui per altri aspetti, si impegnò tuttavia con spirito cristiano, come già avevano fatto gli apologisti francesi del sec. XVII, che egli ben conosceva e ai quali fece frequente riferimento nel suo scritto.

Per render conto dell’argomento religioso dell’opera manzoniana, cito alcuni titoli di capitoli: l’unità della fede, la corretta distinzione tra peccati mortali e veniali, il sacramento della penitenza, la conversione a Dio, le indulgenze, la legittimità di imporre precetti ai fedeli da parte della Chiesa, la maldicenza, l’elemosina, la castità, l’umiltà. Manzoni, sostenendo la superiorità della fede sulla ragione, tende anche a spiegare che le richieste etiche del Vangelo non contrastano affatto con le esigenze più profonde dell’uomo, ma anzi si “accordano” con i “sentimenti naturali retti” (cap. V). Lo scritto manzoniano è ragionato, costituisce un testo importantissimo di difesa religiosa e cattolica, ma è anche ricco di esperienze di carità. Notevoli sono gli esempi d’amore del prossimo, che in alcune sante persone dell’epoca era giunto fino al sacrificio delle ripugnanze naturali.

Impostato su esempi di vita è il secondo libro, quello di un sacerdote che ha parlato alla Radio, nel 1988 e per cinque minuti ogni volta, in “Parole di vita”: “un compendio di avventure quotidiane pagate con la fatica” (Leda Zaccagnini, regista di “Parole di vita”). Si tratta di Piero Gheddo, Il Vangelo delle 7.18, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1989, pp. 214. Dalle testimonianze, raccolte qua e là nei continenti della terra, l’autore passa ad una riflessione cristiana che è anche profondamente umana, come già diceva Manzoni, e comprovando con ciò l’osservazione di Giorgio Torelli in Prefazione: “I galantuomini sono persone, preti o laici, che hanno intriso della speranza più alta la condizione umana”. Anche Piero Gheddo sottolinea soprattutto due grandi valori: la preghiera e la carità: “Non posso essere cristiano, se chiudo gli occhi e il cuore” alle realtà tragiche degli uomini, in pena nel mondo. Identico il pensiero di Manzoni. E ciò dimostra la giustezza anche di un’altra riflessione manzoniana: la pratica del cristianesimo è influenzata dalle varie culture epocali, ma il nocciolo è uno solo, il vangelo dell’amore, in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

 

 

 

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