1982, SRF, Lettere di cardinali

Lettere inedite dei card. Ferrari, Schuster, Roncalli, «Studi e Ricerche Francescane», 1-4 (1982) pagine 196-200. *

* (Sez. 16, cass. 11, Cart. Uomini illustri)

Testo dell’Articolo-Lettera

Caro padre Fiorenzo Mastroianni,

Le allego, per la pubblicazione, alcune lettere autografe di particolare importanza e significato.

Mi sono state date, a scopo appunto di pubblicazione, direttamente dal padre Serafico, archivista della Curia Provinciale dei Cappuccini di Milano. Le ho presentate, limitatamente a quelle scritte dal Card. Andrea Ferrari, ad una Rivista laica, di storia milanese; ma sembra che non ci sia stato interesse.

L’interesse che tali missive, invece, rivestono è facile comprendere, e segnatamente nel mondo cappuccino.

Le lettere del Card. Andrea Ferrari, infatti, dimostrano la stima che il Prelato ebbe per i Cappuccini, se, quand’egli era ancora Vescovo di Como, si rivolse alla gerarchia dell’Ordine per chiedere l’istituzione di un convento in Valtellina. La stima e l’affetto nutrito verso i Frati Cappuccini, dopo che egli divenne arcivescovo di Milano, sono documentati dalle brevi epistole successive, le quali rivestono un carattere occasionale ma non senza significato.

Si noti, ad esempio, come il mittente sottolinei in ambedue i casi il riferimento al «Serafico» e «Grande Patriarca» d’Assisi: come a sottoscrivere un rapporto, del resto garantito dalla Chiesa e dalla tradizione storica, ma anche a stimolare, con discrezione tutta degna di un autentico Superiore, un’imitazione.

Le brevi parole del Card. Ildebrando Schuster, in risposta ad una istanza del Provinciale cappuccino della Lombardia, non hanno, a prima lettura, un grande valore storico. A parte tuttavia il fatto che esse rappresentano l’ultimo autografo del Cardinale all’autorità dell’Ordine cappuccino della Lombardia, come è segnatamente indicato a mano, sulla busta conservata nell’archivio provinciale, dal responsabile dell’archivio stesso, esse rivelano, nella concisione e nello stile burocratico, una linea specifica del Cardinale nei confronti dei Cappuccini. Il criterio ispiratore appare infatti quello di accondiscendere alla richiesta dell’«orator» («orator gaudeat impetratis»), ma con l’accortezza di non derogare ad una «disciplina», mediante un decreto che riveste tutto il carattere dell’eccezionalità. Questo è il senso dell’«invito» a rivolgersi ad un vescovo dell’Ordine cappuccino; cosa che dava un carattere diciamo di famiglia alla consacrazione di cui in oggetto. La benevolente accondiscendenza non contraddice dunque il principio di garantire il «nervus» disciplinare.

La lettera dell’arc. Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII, è anch’essa apparentemente occasionale. Ma già dall’inizio dello scritto si coglie un elemento essenziale della spiritualità dello scrivente, e della sua azione apostolica: egli definisce «fratello diletto» un «figlio», che diventa «anche lui» sacerdote in eterno. Si manifesta qui l’atteggiamento umile e «fraterno» del Roncalli, le cui attenzioni di «simpatia», dichiarate nel prosieguo immediato, non fanno che avvalorare il sentimento di fondo del notissimo uomo di Dio e della Chiesa, in una dimensione diciamo «umana» che nulla toglie alla prospettiva morale e spirituale. Anzi, dicevamo, l’avvalora, poiché la mente geniale del Roncalli ha da sempre capito che il genuino messaggio evangelico e la rigorosa sua sequela non può dissociarsi dalla partecipazione affettiva, quindi individuale e concretamente umana, nei confronti del soggetto reale che è il singolo uomo.

Notiamo poi l’aderenza, nell’augurio e nelle felicitazioni autorevoli e insieme fraterne, dello scrittore alle fonti francescane, rivissute con cordialità genuina e al contempo con magisteriale dichiarazione: «poverello di Cristo» è il tradizionale epiteto consacrato alla figura di San Francesco, ed il concetto di «verace ricchezza della povertà» è insegnamento peculiarmente francescano, affidato a tutta la Chiesa e raccolto, come si sa, dal futuro Pontefice.

La partecipazione gioiosa dell’autore si precisa poi nei riguardi dell’Ordine intero dei Cappuccini, dei quali egli inquadra, con il suffragio di avvenimenti precisi, la «primavera». Personalizzando il fulgido mondo storico dei Cappuccini, il Roncalli, collocando il novello sacerdote cappuccino fra «un vescovo missionario ed un santo», esprime con delicatezza e con decisione sottesa un impegno, espresso in termini di auspicio e di «augurio».

Gli accenni finali dimostrano non soltanto una cultura francescana dell’arcivescovo su San Francesco, che «tocca con la sua testa i cieli», ma anche una comprensione della spiritualità del Santo. Ci piace qui sottolineare come il Roncalli indichi il Santo con un’espressione apparentemente «desanticizzata», ma che in realtà connota il senso profondo della santità dell’Assisiate: umiltà del sentirsi, semplicemente, frate Francesco. Come il Santo diceva, «servo e piccolino».

PROF. FRANCESCO DI CIACCIA

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Guastalla 22 luglio 1891

Rev.mo Padre.

Destinato dal S. Padre a Vescovo di Como, benché non abbia ancora preso possesso di quella sede, pure ben volentieri, dove posso e come posso, guardo già al bene di quei miei nuovi figli.

Avendo adunque ricevuta istanza da Mons. Arciprete di Sondrio perché io facessi uffici presso chi di ragione per ottenere che nella Valtellina si stabilisse un Convento di Cappuccini, che potrebbero farvi tanto bene, mi rivolsi al P. Commissario Generale del Canton Ticino, Fr. Leonardo da Ravenna perché, essendo egli per fondare una Casa presso Locarno in sito alpestre e disagiato, volesse invece rivolgere i suoi disegni alla Valtellina.

Ma io fui indirizzato male, perché il detto P. Commissario gentilmente mi rispose per altro significandomi che egli potrebbe fare fuori del Canton Ticino, nel qual luogo soltanto egli tiene giurisdizione, epperò mi indicava di rivolgermi a V.P. Rev.ma.

Eccomi dunque a Lei perché vegga se mai fosse possibile di far paghi i desideri dell’Arciprete di Sondrio, che ho inteso essere comuni al clero di Valtellina, e sono pure vivissimi desideri miei. Ben s’intende che non si tratterebbe per ora che di semplici preliminari, essendo io ancora lontano da Como, tuttavia gioverebbe assai d’incominciar a studiare questa cosa, e sarebbemi caro di aver fondata speranza di buona riuscita in questo nostro progetto, che è certamente santo e salutare.

Le sarei obbligatissimo di un cenno di risposta, ma con tutto suo comodo, ed intanto le auguro da Dio ogni vero bene, protestandomi con profonda venerazione

di Lei Rev.mo Padre umilissimo servo

Andrea Ferrari Vescovo di Como

Amministratore Apostolico di Guastalla

 

 

 

Al Molto Rev.do Padre

Fr. Timoteo da Brescia

Nel giorno più bello di sua Messa d’oro affettuosamente benedico, ed alle sante sue orazioni vivamente mi raccomando.

Al pio, dotto e venerato Figlio del Serafico d’Assisi: al multos annos! Un’altra Messa più ancor che d’oro et ultra!

Andrea C. Card. Ferrari

Arciv. di Milano

 

 

 

J.M.J.

Al Rev. Padre

Fr. Fulgenzio da Milano nella cara festa della sua Prima Santa Messa affettuosamente benedico augurandogli la Messa d’oro con una vita santa, degna sempre di un figlio del Grande Patriarca d’Assisi, e di un sacerdote fatto veramente secondo il cuore del Sacerdote Eterno il Nostro Signore Gesù Cristo.

Andrea C. Card.

Arciv. di Milano

 

 

 

Eminenza Rev.ma,

ricorro per una grazia, da questo convento della mia monastica provincia, dove la Madonna dispensa maternamente copiose grazie.

A ricordo dell’anno mariano i miei Superiori Generali hanno ottenuto dalla S. Congregazione di poter mandare all’ordinazione sacerdotale quei chierici, che all’inizio del quarto corso teologico hanno l’età stabilita per l’uso della dispensa super defectum studiorum.

Ho quattro chierici in tale condizione; ma poiché in diocesi non si tengono le ordinazioni extra tempora, chiedo che i suddetti chierici possano ricevere, nella nostra chiesa di piazzale Velasquez, dopo le s. tempora di settembre, il diaconato e il presbiteriato, prima che termini l’anno mariano.

Non oso pregare V. Em.za Rev.ma perché voglia compiacersi di conferire colle sue auguste mani la S. ordinazione; La so tanto bisognosa di riposo; prego solo che voglia assegnarmi il vescovo ausiliare o qualche altro Eccellentissimo Vescovo residente in Milano.

Fiducioso in benigna concessione, porgo sentiti ringraziamenti, mentre alla Vergine santa rivolgo una particolare preghiera per V. Eminenza.

Chino al bacio della s. porpora, chiedo la paterna e pastorale benedizione per me e per la mia monastica provincia, che sto visitando.

Di V. Em.

dev.mo servo e figlio

  1. Guido Maria da Curnasco

 

 

 

Casalmaggiore, 22-VIII-1954

Orator gaudeat impetratis. Invitet autem pro ordinationibus aliquem episcopum sui ordinis. Ne in dioecesi nervus disciplinae enodetur, nihil in ephemeridibus publicetur.

Venegoni 24 Augusti 1954.

Hild. Card. Harchie[piscopus schuster]

 

 

 

Sofa – Ulitza Mussala, 2

12 giugno 1930

Ottima Signora Dorina Farina,

La ringrazio della lieta partecipazione. Ben volentieri io mi unisco in ispirito alla gioia santa e legittima di lei e di tutta la sua famiglia nel festeggiare il figlio e fratello diletto «Padre Aurelio» ascendente la prima volta all’altare del Signore, divenuto anche lui sacerdote in eterno.

Ho sempre seguito con religiosa simpatia i passi di questo caro giovane che arrivato già ad un buon punto del suo cammino nella vita, fra la sorpresa e la devota ammirazione dei suoi famigliari e concittadini, abbandonò tutto per volgersi verso la sacra montagna della perfezione evangelica.

Oh! veramente egli ha saputo con rara abilità fare la miglior scelta: optimam partem elegit sibi.

Padre Aurelio, frate poverello di Cristo, è diventato la verace ricchezza: assunto al sacerdozio, per ciò stesso è la sorgente più preziosa di benedizioni per tutta la sua casa.

In queste domeniche di giugno scorgo tutto un fiorire di primavera Capuccina. La scorsa domenica a Brescia era Mons. Lonati consacrato vescovo missionario. Domenica pr. un altro Capuccino ― il Beato Corrado da Parzham ― salirà nella basilica di S. Pietro all’onore degli altari.

Lasci, ottima Signora Dorina, che io collochi il suo degnissimo Padre Aurelio fra queste due figure, il suo sacerdozio fra queste due coincidenze. Lui prete fra un vescovo missionario ed un santo.

Così è tracciata la via per lui, e dalla felice coincidenza io traggo l’auspicio e l’augurio per il suo avvenire. Che il Signore l’adempia, questo augurio cordiale. E tutti noi possiamo essere attirati dal suo esempio a raggiungere le vette della montagna luminosa dove Frate Francesco tocca con la sua testa i cieli, e dove solamente si può gustare la vera pace. Di cuore benedico al novello levita, a lei, sua fortunata mamma, alla di lui sorella Letizia e a tutti gli altri fratelli suoi e sorelle. Tutti ricordo con augurio sincero di prosperità e di conforti.

Angelo Gius. Roncalli

arciv. d’Agropoli

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