Incompiuta sulla Lucia manzoniana
Incompiuta sulla Lucia manzoniana al castello, «Gli Artisti del giorno», 4 (1986) p. 11.
Incompiuta sulla Lucia manzoniana al castello
Non cerco che torni la rondine
al nido preparato con cura,
al tetto che sfida anche il gelo: la mano è protesa
nel vuoto,
i fili intessuti si sono sbriciolati nel sogno.
Le forze non mancano se il cuore ha passione,
ma ora
l’amore non perso è perduto,
né attendo la primula che annunci
il domani.
Il tremore è più forte delle scelte volute,
è un peso che nasce, che schianta, che schiaccia.
Percuoti: la pena
sarà dolce ricordo
di fronte al rossore. Non vale il pudore
per farmi tenere
alta
la testa, nessuna coscienza
sopporta il rischio trascorso. Il disprezzo
sarà un dono superfluo,
ma un dono di te.
Colpisci: la vita è girare nel vuoto.
È diventata una perdita, ma non voglio anche perdere
il cielo pulito,
quell’angolo gustato come amico d’infanzia,
quella porta adocchiata non senza speranza.
La porta
s’è chiusa di dietro: davanti,
il terrore di vivere ancora, una notte,
un giorno in balia dell’estraneo.
Riportami dentro il portone,
trascina le carni
sfogliate,
colpiscimi il capo ma non il mio grido.
Nessuno m’ascolta
ma tu sei con me:
il sogno non empie la notte,
non vola tra il cielo e la terra
oltre i monti spruzzati di neve
svanita…