Per un moribondo: Alessandro Manzoni

Per un moribondo: Alessandro Manzoni, «Gli Artisti del giorno», 1 (1987) p. 10.

 Per un moribondo: Alessandro Manzoni

Alcuni si sono turbati

per le angustie di Alessandro morente.

Ma

la vita è un panno

sporcato

né importa che c’è chi lo veda pulito,

una tomba

di fredde impotenze

anche per chi abbia operato qualcosa.

Un sogno giocato alla luce

nasconde figure di ombra.

Tu guardi: al di sotto del lauro

striscia il serpente nascosto,

il tarlo ha insidiato le radici del pioppo,

il pensiero di te

ha innalzato il tuo cedro,

irrobustito la quercia e nasconde

le tenebre raccogliendo la luce.

La vita è tutta una fuga,

una corsa sbagliata,

un percorso che ha preso altre vie

o forse nessuna,

finisce fra dune di sabbia.

Le strade son tutte perdute.

E sei lì, su una strada.

Non hai dato che nulla, se mai

hai dato qualcosa che non fosse per te.

Riprenditi

il dono sprecato,

il filo

che si è attorcigliato,

la mano che stanca è caduta,

il sogno che è stato sognato

a metà,

o forse per niente.

Ma riprendilo

tu.

Non mi fido. Ma

mi fido di te. Non sciupare,

no, sciupare non puoi questo vuoto che nasce dal pianto,

quest’ansia che non sa del perché,

il bisbiglio che grida un dolore

smarrito:

i sentieri non danno a vedere una fine,

non portano ad orti incantati.

Ed io sono lì.

Ma

non voglio colmare l’abisso,

coprire il fossato senz’acqua,

lasciare un ricordo se il ricordo è il tarlo che ha roso

la pianta,

e nessuno ha sentito il mio grido.

Tu lo hai sentito. Seppure

adesso non senti, sei quello

che sa ch’io ho saputo il dolore.

E questo mi basta.