Chiarini-Giorgi, a cura, 1990

Franco Chiarini e Lorenza Giorgi, a cura di, AA.VV, Movimenti evangelici in Italia dall’unità ad oggi, Introduzione di Giorgio Spini, Torino, Claudiana, 1990, (Storia del movimento evangelico in Italia, Collana diretta dal Prof. Giorgio Spini dell’Università di Firenze), pp. VIII+162, in «Studi e Fonti di Storia Lombarda. Quaderni Milanesi», 35-36 (1993) pp. 186-188.

copertina-chiarini-e-giorgi-a-c-evangelici-1990

Testo della recensione

L’indagine scientifica sulle chiese evangeliche in Italia offre, per la sua stessa caratteristica di storia di gruppi subalterni e minoritari, un prezioso contributo per la storiografia in generale – osserva Giorgio Spini -, per l’impulso dato alla “micro-histoire”. In questo volume, esempi tipici di storia “locale” sono a firma di Rosanna Ciappa, sull’evangelismo napoletano, e di Cesare Milaneschi sulla comunità valdese di Forano Sabino. In quest’ultimo intervento, la conflittualità bellicosa tra preti cattolici e pastori valdesi evidenzia chiaramente come la storia degli evangelici sia stata spesso, come nota lo Spini nell’introduzione, una vicenda di “faticose, inflessibili resistenze all’ambiente circostante”: e il violento dissidio verbale, sorretto dalle rispettive forze sociali – popolare, per i cattolici dell’epoca, e borghesi, per i valdesi -, dimostra le implicazioni socio-economiche nella ricostruzione delle chiese evangeliche. Ma dimostra anche le implicazioni politiche, per l’alleanza con il potere governativo, di cui si è fatto forte il cattolicesimo in Italia. Ne è una riprova il saggio sulla realtà napoletana: qui, l’evangelismo poté uscire allo scoperto solo dopo il 1860, quando il nuovo Stato prese le distanze dalla gerarchia cattolica. Una lettura più globale sulle chiese evangeliche attiene al pensiero teologico (Sergio Rostagno) e alle iniziative pedagogiche in Italia (Andrea Mannucci): e qui il terreno storico da esplorare è immenso. L’attività concreta e la fecondità teorica in questi due ambiti è tale, da “lasciare attoniti”, come si esprime Giorgio Spini. Del resto, anche l’opera di evangelizzazione in Italia e la presenza degli evangelici nel Meridione sono un campo di studi ancora da esplorare, nonostante i già editi saggi al riguardo, sui quali offrono ampi ragguagli rispettivamente Bruna Peyrot e Domenico Maselli. Il volume si preoccupa innanzitutto di fare il punto sulla storiografia evangelica attuale, e in particolare Franco Chiarini, nel suo intervento chiarificatore e introduttivo, lo compie sulle singole denominazioni evangeliche, mentre Lorenza Giorgi, con uno sguardo epocale, affronta il delicato problema del protestantesimo di fronte al modernismo. E a tal proposito vale la pena di ricordare come il modernismo stesso sia “ancora da definire completamente”. E con esso l’antimodernismo. Non è un mistero come, anche recentemente, l’antimodernismo sia stato riletto con entusiasmo. Ora, se tale tendenza rispondesse all’effettivo valore dell’antimodernismo, ci si dovrebbe chiedere quale sia la coerenza per cui, più vicino ai nostri giorni, si sia esaltato proprio ciò che l’antimodernismo condannava: l’esegesi biblica coadiuvata dagli apporti filologici e dalle scienze storiche; il fidanzamento tra religione e politica, che poi spesso sono andati a nozze indissolubili; la pacificazione tra scienza e dottrina cristiana, compresa l’idea evoluzionistica (fatto salvo il principio dell’anima indipendente dal processo naturale) e l’indagine sulla psiche in termini sperimentali. Ecco dunque che le chiarezze, almeno a livello teoretico, sono ancora da venire: il modernismo intaccava per davvero la fede, o fu piuttosto l’antimodernismo che, per salvare non la fede, ma il potere, vedeva infido anche ciò che tale, almeno per la fede, non era? Per il protestantesimo, poi, i rapporti con il modernismo si complicano, a cause delle perplessità verso i movimenti cattolici di rinnovamento, nonostante il giudizio espresso dalla “Pascendi” – osserva la Giorgi -, che definiva i protestanti “maestri dei modernisti”. Tuttavia, se non di filiazione, certamente rapporti di affinità e di comunione personale tra modernisti e protestanti sono esistiti, e anche in questo caso il saggio ne stabilisce il panorama storiografico. Il volume costituisce dunque il punto di partenza per ulteriori ricerche di studio: per un lavoro che, se rappresenta un “mestieraccio”, come afferma lo Spini, “ne vale la pena” tuttavia. [Francesco di Ciaccia]

Lascia un commento