Ulivi, Ferruccio, 1985

Ferruccio Ulivi, I francescani nei “Promessi Sposi”, «Frate Francesco», 1 (1985), pagine 17-20, «Italia francescana», 4 (1985) pagina 487.

 

Copertina, Ulivi, 1985

 

 

 

Testo della recensione

L’articolo dell’Ulivi, attentissimo studioso, fra l’altro, sia come francescanista sia come manzonista, offre una panoramica, in sintesi chiara e stimolante, dello spirito francescano attraverso i frati del romanzo. Mi piace segnalarne la novità interpretativa per il suo valore intrinseco, ma anche, personalmente, perché essa mi trova entusiasta compagno di pensiero. L’Ulivi sposta l’asse dell’«eroicità» dal protagonismo inteso manieristico-controriformisticamente al concetto di impegno inteso evangelicamente. Il «valore» manzoniano dei personaggi è nel quotidiano, non avulso dalle strutture temporali macrocosmiche né dalla storia individuale» con tutte le sue stesse deficienze e, nell’invenzione romanzesca aderente alla «vita reale», con tutti gli smacchi ridimensionanti. Francescano è saper accettare anche ciò, e con fiducia: poiché «uno solo è buono», aveva ripetuto ossessivamente, dopo il Signore del Vangelo, l’Assisiate; e così convinto ne era stato, da esser più contento dei propri errori e delle inefficienze che delle proprie vittorie ed efficienze. Come Cristoforo, nel romanzo. Perciò – dice l’Ulivi – il Manzoni non ha fatto «apologie»; ha costruito «fisionomie storielle». Il critico delinea le figure fratesche nella loro effettiva spiritualità – in alcuni casi «in minore», cioè di livello inferiore, direi casalingo –, sicuramente nota allo «storico» lombardo che si è attenuto alla documentazione e all’osservazione personale e concreta. A proposito di Galdino, Ferruccio Ulivi ritiene che «Manzoni non vuole ridicolizzarlo», ed egli considera, inoltre, «tutt’altro che banale» il secondo colloquio del cercatore con Agnese. Addirittura, del padre provinciale egli capisce non soltanto la «buona fede», ma proprio la «sconfitta sofferta»: una valutazione, questa, estranea alla gran massa degli ufficiali, e dei clandestini, lettori manzoniani.

Possiamo tranquillamente segnalare, dunque, il presente lavoro dell’Ulivi per i suoi stimoli efficaci a riprospettare le figure, ed il loro significato, dei francescani delineati ne I Promessi Sposi. [Francesco di Ciaccia]

 

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