Bressan, Edoardo (a cura), 1996

Un operatore di carità, recensione di Luigi Moneta. Un prete ambrosiano per un miracolo di carità, a cura di Edoardo Bressan, Prefazione di Carlo Maria Martini, Introduzione di Giorgio Rumi, Milano, Vita e pensiero, 1996, pagine 248, «Rosetum», 4 (1999) pagina 20.

 

Copertina, Moneta

In copertina: foto di Luigi Moneta, Archivio dell’Istituto Sacra Famiglia, Cesano Boscone

 

 

Testo della recensione

Luigi Moneta (Castello, 1886 – Cesano Boscone, 1954) ha realizzato in modo eminente il “miracolo della carità” – come si esprime il card. Martini -, dedicando tutta la vita alle persone meno fortunate, soprattutto presso la “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone, di cui egli è stato direttore per oltre sette lustri. Il volume bibliografico è stato concepito con indiscutibile rigore storico, grazie ai contributi di eminenti studiosi – Amelia Belloni Sonzogni, Antonio Autieri, Stefania Foltran, Floria Galbusera ed il curatore Edoardo Bressan. Si tratta dunque di un lavoro non di celebrazione encomiastica, ma di accurata ricostruzione dell’attività svolta dall’Ospizio “Sacra Famiglia” – in particolare sotto la guida di Luigi Moneta, dal 1919 al 1954 – nel contesto delle vicende politiche e sociali che vanno dal periodo giolittiano alle trasformazioni della società italiana del secondo dopoguerra. Tuttavia un largo profilo è dedicato anche alla vita interiore del “prete ambrosiano”: la quale costituì di fatto la base esistenziale del suo impegno caritativo sul piano concreto. Anche in questo ambito, l’indagine del libro – in particolare, a firma dell’Autieri – si avvale, con grande competenza e con esattezza documentaria, degli scritti editi ed inediti del Moneta. Il culmine della sua esperienza spirituale sembra potersi collocare nella virtù teologica e morale della carità. Del resto, uno solo è il comandamento di Cristo, a detta di Giovanni evangelista: di amare. Ed una sola è la dimensione che sopravvivrà al tempo dei tempi: l’amore. Con ciò si spiega la dedizione di Luigi Moneta a favore dei derelitti: una dedizione che non conobbe soste né limiti. Con un impegno persino impulsivo: egli sentiva il dovere di ospitare tutti i bisognosi che si rivolgessero all’Ospizio. E, pur tra innumerevoli difficoltà ed ostacoli, riuscì a creare strutture logistiche per ben 3.000 ricoverati. [Francesco di Ciaccia]

 

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