Coletti, Alessandro, 1989

Una storia vera del Settecento tra scienza e sospetti, recensione di Alessandro Coletti, Il principe di Sansevero, Novara, Istituto geografico De Agostini, 1989, pagine 285, «Rosetum» 7-8 (1989) pagina 25.

 

Copertina, Coletti

Testo della recensione

Una biografia che si legge, svelta, come un romanzo, scritta con piacevole prosa e insieme con passione storica, immette all’interno di una stirpe orgogliosa – i Sangro, cui apparteneva il Principe di Sansevero, si facevano discendere dai Carolingi – e conduce il lettore, con vivezza da affresco, tra i palazzi degli aristocratici e le strade della gente comune, in una realtà settecentesca animata da contrastanti passioni. Il tramite di questo quadro storico e umano, in ogni caso seducente, è il principe di Sansevero, che, per la complessità di interessi dalla sperimentazione scientifica all’alchimia, rappresenta una delle figure più misteriose del Settecento europeo e napoletano. L’autore, ricercatore e giornalista, ha scritto già il fortunato volume La regina di Napoli (Maria Carolina d’Asburgo), ma anche libri su questioni attinenti ai diritti civili e sulla questione meridionale, ed inoltre carteggi importanti e opere storiche. Su una tale base di studio egli ha creato una delle biografie che danno il sapore dell’epoca attraverso uno strumento narrativo che affascina. Raimondo di Sangro, principe di Sansevero (1710-1771), non solo stupisce per le sue sorprendenti invenzioni – gemme artificiali, stoffe strane, macchine anatomiche, una carrozza marittima, e così via -, ma anche perché egli stesso dà occasione perché sul suo conto si imbastisca una leggenda di stregoneria. La faccenda si complica perché se ne interessano anche le autorità ecclesiastiche, sospettose di ogni tendenza all’ermetismo e alla magia, ma anche perché Raimondo di Sangro si iscrive alla massoneria, di cui diventa poi Gran Maestro. Ma il mistero di Raimondo continua attraverso le sculture della Cappella Sansevero piene di statue simboliche, e attraverso il suo testamento, che stabiliva un grande numero di messe in suffragio dell’“anima sua”. E per mostrare come in tutte le epoche e in tutte le culture l’esoterismo e il misterico in realtà siano sempre esistiti, il libro termina con alcuni versi scolpiti su una lapide di una chiesa: versi dal significato oscuro. Che nessuno finora è riuscito a decifrare…

 

 

 

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