Salvioni, Giovanna, 1988

Il prodigioso nelle tradizioni popolari, recensione di Giovanna Salvioni, Il fantastico e il mistero. Storie di fate, folletti, giganti, guaritori e prodigi nelle tradizioni popolari, con un contributo di Antonella Caforio, Milano, Xenia (I libri della clessidra. Collana diretta da Attilio Agnoletto), 1988, pagine 188, «Tribuna Nord Ovest», 1 ottobre (1988) pagina 2.

 

Salvioni

Testo della recensione

Il fantastico e il mistero di Giovanna Salvioni è un libro che non intende a tutti i costi stupire con storielle sensazionali. Scritto con il rigore di una studiosa, è tuttavia pieno di documentazione sui fatti prodigiosi, accettabili sia nella storia che nell’attualità contemporanea; e del resto, le fantasie sul prodigioso costellano la vita umana individuale e collettiva fin dai primordi dell’uomo e la caratterizzano etnologicamente e psicologicamente. Si tratta di un libro, dunque, di grande fascino, degno di un “alto gradimento” editoriale, favorito da una prosa di agile lettura. Sempre con scioltezza espositiva unita a serenità documentaria, la scrittrice insegue la presenza degli esseri misteriosi, a cui la gente ha prestato fede a livello sia esotico che popolare: elfi, nani, folletti, giganti e fate hanno trovato posto non solo nella tradizione orale, ma anche in quella letteraria, magari come simboli e come proiezioni di speranze, di paure, di desideri e di tentazioni, insomma di bisogni e di ideali umani. Il libro offre testimonianze anche di prima mano, localizzate in Italia, e in particolare nell’Italia settentrionale: con tutti i rituali popolari che tendono a propiziare lo spirito dei defunti. La comune e diffusa venerazione per i morti si colora, qui, di eventi prodigiosi, dalle apparizioni strabilianti alle visioni raccapriccianti. E sarebbe davvero il caso di dire: leggere per credere. Il libro contiene anche un capitolo – di Antonella Caforio – che esamina il ricorso alle forze occulte in caso di disperate malattie o di insondabili disgrazie che generano dispiaceri ritenuti irrimediabili. Il progresso medico e scientifico consente più positive certezze, ma in fondo riesce anche ad aggravare la situazione dal punto di vista dell’animo, considerando il paziente un semplice oggetto e privandolo di tutto un contesto immaginifico che pur è vivo dentro di lui. Indipendentemente dunque dal valore delle credenze nelle forze misteriose e dalla loro funzione antropologica, si spiega come nella cultura della società tecnologica il “prodigioso” perduri. Oggi, con rinnovato interesse.

 

 

 

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